La mostra della Cet


Raggiungendo il nostro Santuario è facile scorgere sul muro delimitante il sagrato una serie di pannelli. Se si presta attenzione si noterà che ciascun riquadro è costituito da tre parti. In quella più alta è presente una frase biblica che custodisce al suo interno la parola speranza colorata in verde. Al di sotto si trova la foto di un’opera d’arte raffigurante una scena della storia delle fede cristiana dalla creazione alla fine del mondo. Infine, sul fondo del pannello, si può scorgere la facciata di una chiesa e la spiegazione del tema raffigurato nella foto. Inoltre se il gentile visitatore si allontanasse di qualche metro potrebbe accorgersi che la lunga fila di pannelli crea la forma di un letto di un fiume o di una strada sinuosa.


Tutti gli elementi indicati trovano un significato preciso all’interno del contesto della Cet (comunità ecclesiale territoriale) e dell’anno giubilare.


Anzitutto la tematica della speranza è stata scelta da Papa Francesco per guidare l’intero anno Santo aperto la scorsa notte di Natale. Gli ideatori della mostra hanno così cercato di associare delle frasi bibliche sulla speranza ad ogni episodio della storia della salvezza raffigurato, anche a quelli più difficili, perché, per la nostra fede, persino il momento più buio può essere illuminato dalla luce pasquale.


I pannelli riportano le foto delle opere d’arte presenti nelle chiese della nostra Cet, le cui facciate si possono scorgere nell’ultimo livello dello stesso pannello. Ciò significa che tutte le comunità del nostro territorio custodiscono, nelle loro differenze, episodi di speranza e, stando insieme tra loro, possono raccontare l’intera bella storia della buona novella.


Inoltre unendo insieme tutti i pannelli, si crea un percorso che raffigura una strada che ha un duplice valore: da un lato ricorda la storia passata raccontata nelle vicende fotografate, ma dall’altro è segno del futuro che verrà, cioè è simbolo di quella strada che noi cristiani del nuovo millennio siamo già ora chiamati a percorrere in un contesto molto diverso da quello in cui il mondo parrocchiale è nato e si è sviluppato.


Allora si comprende che la mostra stessa, nel suo insieme, è un’opera di speranza! Ogni parrocchia, custodendo la memoria delle Scritture, potrà aprire strade nuove solo se saprà condividere con le altre chiese sorelle la passione e l’amore per il Signore. La collaborazione è sempre faticosa: la strada raffigurata non è dritta, ma sinuosa. Si sa che il progetto della Cet sarà laborioso, ma esso è custode di una speranza: c’è un futuro per la nostra fede, c’è una strada per la nostra Chiesa, che, però, si potrà costruire solo se si vorrà lavorare insieme. L’isolamento impoverisce, la condivisione arricchisce. Nulla di nuovo se ritorniamo alle parole di Gesù: chi perderà la propria vita la salverà.


La mostra dunque mentre accoglie i pellegrini delle varie parrocchie facendogli sentire a casa perché vedono un pezzo della loro fede raffigurato su un muro di un paese non loro, vorrebbe dare agli stessi visitatori la speranza che, in un mondo culturale completamente secolarizzato, è ancora possibile annunciare il Vangelo, ovviamente non con gli strumenti del passato, ma in forme nuove caratterizzate sicuramente dalla condivisione delle proprie ricchezze e potenzialità.


Nel piccolo è ciò che hanno provato a fare gli ideatori stessi della mostra: pur provenendo da realtà parrocchiali diverse, hanno messo insieme le proprie idee e risorse per realizzare il semplice progetto appena descritto, che ha, però, il sapore del futuro. La piccola mostra è allora un germoglio della Cet e della Chiesa che verrà!


Colgo l’opportunità di questa presentazione per ringraziare tutti i volontari della nostra parrocchia che si sono spesi per la realizzazione di tutto quanto è stato descritto. Grazie di cuore!


Don Gabriele

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